Avete mai pensato a quale impatto avrebbero i dati se utilizzati nelle piattaforme digitali per favorire la partecipazione dei cittadini? Questo estratto da una tesi di ricerca di Pablo Aragón sottplinea quanto l'accesso a queste risorse sia determinante. Una lettura che lascia intuire le potenzialità ancora poco esplorate del mondo dei dati e che apre nuovi scenari sul concetto di trasparenza nel loro utilizzo.
L'ascesa delle tecnologie civiche, ovvero quell'insieme di tecnologie che prevedono la partecipazione pubblica per migliorare la comunicazione in relazione al bene comune, comporta un grande potenziale per la democrazia. La pandemia da Covid-19 ha indubbiamente dimostrato quanto le tecnologie digitali siano fondamentali per i governi, come l'accesso ai dati sia importante per fornire informazione chiare e precise, purché si faccia leva sulla trasparenza.
Piattaforme come Decidim, ad esempio, stanno alimentando dei processi partecipativi democratici in città europee come come Barcellona e Helsinki, ma anche a New York e in Paesi come l'Italia o la Francia, oltre a regioni sovranazionali come l'Unione Europea.
Si tratta di tecnologie civiche che stanno svolgendo un ruolo chiave nella governance democratica in tutto il mondo. Pablo Aragón
Abbiamo detto come la trasparenza sia un prerequisito fondamentale per la democrazia, dunque le tecnologie civiche, che mirano a essere democratiche, devono essere basate su software liberi e open source. Devono essere in grado, cioè, di fornire dati accessibili al fine di consentire un controllo dei loro algoritmi e processi.
Tuttavia, non possiamo determinare quale design e quali algoritmi sono più adatti a questo scopo, solo esaminando il codice di una piattaforma o analizzando i dati generati nei processi partecipativi.
Conoscenze di questo tipo, infatti, richiedono un processo di ricerca esaustivo e sistematico che non è sempre possibile realizzare.
Per questo le piattaforme più popolari su Internet sono il risultato di una serie costante di esperimenti controllati (ad esempio dei test A/B) che guidano allo sviluppo e accelerano l'innovazione. Questi approcci alla sperimentazione sono in genere eseguiti da un gruppo privilegiato, che esercita il proprio potere influenzando il comportamento e il processo decisionale di gruppi o individui. Si pensi, ad esempio, all'esperimento di Facebook che ha aumentato l'affluenza alle urne negli Stati Uniti. Questo per dire che coloro che sperimentano e decidono la progettazione di piattaforme digitali stanno anche plasmando infrastrutture critiche per la democrazia.
La governance democratica, quindi, coinvolge i cittadini che decidono con quali mezzi partecipare. A tal fine, nell'era della società delle piattaforme, le persone devono avere il diritto di sperimentare le tecnologie con cui si fanno le politiche pubbliche. Allo stesso modo in cui la citizen science ha mostrato il potenziale della cittadinanza nella ricerca scientifica, è quindi essenziale co-creare un nuovo paradigma tecno-scientifico di sperimentazione cittadina per la democrazia.
Questo, come ci ha dimostrato il periodo della pandemia, aprirà a nuovi scenari che vedranno una maggiore collaborazione ed un intervento attivo delle persone nella platform society.
Pablo Aragón è research scientist presso la Wikimedia Foundation, professore associato presso l’Universitat Pompeu Fabra e ELISAVA, membro del board di Decidim.