Il mestiere di educare (alla tecnologia)

Tra Twitter e serious games, un tuffo tra le app edtech con Edoardo Montenegro

Un progetto culturale e una startup edtech mostrano come restituire dignità all’insegnamento e al futuro dellз giovani.

con Edoardo Montenegro
Uscita di Dicembre 2022 Condividi su

“Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra - che viviamo - e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi”.

Così lo scrittore Cesare Pavese parlava dell’esperienza della lettura tra le pagine di Il mestiere di vivere, il diario che raccoglie i pensieri dell’autore dal 1935 al 1950. Una riflessione che mi riporta alle lezioni di latino al liceo, in particolare a quando la professoressa spiegava l’etimologia delle parole. Ce n’è una che mi ha colpita fin da subito, restando impressa a fuoco nella mia mente: il verbo educare. In latino, educere, tirare fuori, allevare. La missione dell’insegnante, mentore per eccellenza, non è quella di istruire, cioè semplicemente impartire informazioni da assimilare. È suo compito portare alla luce il talento, la gemma grezza celata nell’animo di studentesse e studenti, coltivarlo e farlo sbocciare. Ma come è possibile quando il sistema scolastico è schiacciato dai falsi miti della performatività e della meritocrazia? Quando nella società attuale la figura dell’insegnante ha perduto la sua dignità e il suo originario ruolo di prestigio? Quando molte ragazzi e ragazzi restano esclusi dai programmi scolastici?

Sono solo alcuni dei temi che ho incontrato durante la mia chiacchierata con Edoardo Montenegro, consulente di innovazione e change management. Collegato dalla sua casa di Copenhagen, dove si è trasferito nel 2020 insieme alla sua famiglia, Edoardo mi ha aperto il mondo delle app edtech, una realtà da lui approfondita a stretto contatto durante un lungo periodo in Finlandia, spiegandomi come possono essere non solo uno strumento formidabile per facilitare l’apprendimento e renderlo più divertente, ma anche un alleato per facilitare l’inclusione scolastica di persone affette da dislessia e DSA. Un’esperienza, quella di Edoardo, cominciata nel 2012 a Torino con Twitteratura, un progetto culturale che utilizzava Twitter per promuovere il social reading e l’amore per la letteratura italiana del XX secolo. Da quell’esperienza è nata Betwyll, la prima app edtech italiana.

La tecnologia non è nemico della conoscenza, ma strumento con cui vivere bene la propria condizione di diversità. Edoardo Montenegro| founder di Twitteratura e Betwyll

Betwyll è uno strumento didattico molto apprezzato in Italia, sperimentato anche all'estero. Ci racconti la genesi di questa idea e come si è sviluppata attraverso il tempo e l’utilizzo collettivo?

Tutto è cominciato da una serie di amicizie nate per caso attorno al 2012 su Twitter. All’epoca, Twitter era molto diverso, in particolare in Italia era un luogo di condivisione molto intima tra persone creative, lavoratorз della cultura e appassionatз della conoscenza. Si parlava molto bene, c'era poco rumore di fondo, si dialogava soltanto attraverso i testi, non c’erano video o foto, l’ambiente era molto pulito. Insomma, era un social molto romantico e focalizzato sulla libertà di espressione, basti pensare al ruolo che ha avuto nelle Rivoluzioni arabe dell’epoca. In quel periodo, io avevo un blog dedicato alla città di Torino che scrivevo sotto pseudonimo e avevo iniziato a sperimentare su Twitter degli esercizi che rimandano alle Lezioni americane di Calvino e agli Esercizi di stile di Queneau. Il mio percorso si è intrecciato con quello di Pierluigi Cattaneo, direttore della Fondazione Pavese che stava sperimentando la presenza di Pavese su Twitter. Insieme a Paolo Costa, abbiamo dato vita a Twitteratura, un bookclub che chiedeva alle persone di leggere commentare su Twitter le opere di Pavese. C’era un calendario di lettura, si leggeva un capitolo diverso ogni due-tre giorni e si commentava insieme. È stata una palla di neve. Abbiamo letto Pavese, Manzoni, Calvino, Pasolini e molti altri. Molti di questз lettorз erano insegnanti, perciò ci hanno chiesto di portare questo metodo nelle scuole. Ci siamo resi conto che poteva essere uno strumento straordinario per avvicinare alla lettura anche lз studentз che l’amavano di meno. Ma Twitter iniziava a muoversi diversamente. Abbiamo creato una web app per le scuole, ma non era sufficiente solo l’attivismo culturale e così abbiamo creato uno spin off con Betwyll, una startup che ci ha permesso di far leggere un migliaio di scuole in Italia. Il metodo è stato riconosciuto come buona pratica, sia a livello nazionale che internazionale. In questa piccola nicchia, abbiamo indicato una via nuova, oggi adottata da varie scuole italiane.

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Edoardo Montenegro

Edoardo Montenegro

Nato a Torino, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione ha lavorato a lungo per Intesa Sanpaolo, occupandosi di progetti di comunicazione interna, marketing e risorse umane. Dal 2012, ha sviluppato Twitteratura e Betwyll, un progetto culturale e una startup edtech per promuovere la lettura attraverso il social networking. Negli anni, ha scritto blog, insegnato scrittura argomentativa, organizzato eventi e lavorato come consulente per diversi musei, fondazioni e realtà culturali in Italia e in Europa. Nel 2020 si è trasferito definitivamente a Copenhagen, dove lavora come consulente di innovazione e change management. Ha due bimbi e la sua principale passione, oltre alla letteratura italiana del XX secolo, sono i libri sulla storia del movimento operaio e sulla Guerra di Spagna.

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