Molti lavoratori dell'arte hanno dovuto fare i conti con la crisi sociale ed economica causata dal Covid-19, con ripercussioni più o meno gravi sulle loro vite e la loro quotidianità.
La pandemia ci ha mostrato buone pratiche ma ci ha messo anche davanti ad aspetti negativi che riguardano il lavoro. Ecco perché, in Italia, è nata un'organizzazione che vuole dare voce allɜ lavoratorɜ dell'arte contemporanea. Stiamo parlando di AWI - Art Workers Italia, nata durante la pandemia, che oggi ha dato vita ad un ambizioso progetto internazionale di condivisione d'intenti. Quello che vi raccontiamo è il loro manifesto.
AWI - Art Workers Italia è la prima organizzazione in Italia fondata con l'obiettivo di dare voce allɜ lavoratorɜ dell'arte contemporanea. È nata nel contesto della crisi sociale ed economica causata dalla pandemia di Covid-19 grazie allo sforzo di immaginazione politica di un gruppo di lavoratorɜ che si sono ritrovatɜ a dover interrompere il proprio lavoro e che, nella maggior parte dei casi, non sono rientratɜ nelle categorie alle quali è spettata una qualche forma di aiuto economico da parte del governo.
Dalla condivisione reciproca di esperienze, dal confronto costante durante il pesante periodo di lockdown e dall’acquisizione di un’autocoscienza collettiva, il gruppo è andato strutturandosi in diversi tavoli di lavoro e ricerca.
Il lavoro di AWI si è presto fondato sull’esigenza di una riforma a lungo termine di tutto il settore. Le attività e gli obiettivi dell’associazione non sono quindi eminentemente legati alla situazione emergenziale, ma puntano a colmare vuoti e risolvere criticità caratteristiche della struttura del lavoro nell’arte contemporanea.
Oggi AWI è un'associazione formale, autonoma e apartitica, che collabora con espertɜ del settore giuridico, fiscale e amministrativo per costruire strumenti etici, contrattuali e legali a tutela dellɜ art workers. AWI agisce per il riconoscimento del lavoro e della sua regolamentazione, la ridistribuzione delle risorse e l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento.
Tutto ciò è reso possibile attraverso un’azione che opera su tre sfere fondamentali: la pressione politica su policymakers e istituzioni a livello regionale, nazionale ed europeo; la costruzione di modelli rispetto a standard di compenso, contrattualizzazione dellɜ art workers, riconoscimento di sgravi fiscali e contributivi e comportamento etico degli enti culturali; un’assidua attività di formazione, sensibilizzazione e consulenza verso le figure e istituzioni coinvolte nella produzione, esposizione e comunicazione dell’arte contemporanea, e verso i diversi pubblici della cultura in Italia e all’estero.
Art Workers Italia: un dialogo continuo con la comunità internazionale
Il nome “Art Workers Italia” sottolinea la convergenza tra prospettiva transazionale e locale con cui l’associazione opera: l’analisi della condizione professionale dellɜ art workers non può che avvenire in dialogo con la comunità internazionale di lavoratorɜ dell’arte contemporanea, mentre la definizione di istanze e interlocutori si radica nel contesto storico e politico nazionale, in coordinamento trans-categoriale con le altre iniziative del lavoro culturale precario in Italia.
Fin dalla sua fondazione, AWI ha ritenuto fondamentale posizionarsi in continuità, solidarietà e coordinamento con le altre istituzioni ad essa similari a livello europeo e globale. Chiunque abbia lavorato in ambito internazionale o si sia confrontatə con art workers internazionali attivɜ in Italia ha ben chiaro che sussiste un notevole divario tra le modalità di lavoro nell’ambito culturale in Italia e quelle in atto nella maggior parte delle altre nazioni europee (e da un certo punto di vista a livello mondiale) in termini di normative vigenti, strumenti di tutela e diritti consolidati.
Questo grave ritardo è stato uno stimolo per dedicarsi all’assiduo studio comparato delle buone pratiche e dei modelli già esistenti nei diversi paesi, così da delineare le possibilità di applicazione delle stesse al contesto italiano.
Fin dai primi mesi di attività, il dialogo con le istituzioni estere pre-esistenti e con quelle recentemente nate a causa delle condizioni particolarmente precarie date dall’emergenza pandemica è stato fondamentale per AWI, per definire obiettivi e interlocutori, e per contribuire a un discorso condiviso su scala transnazionale.
Dal dialogo al progetto: la nascita di Hyperunionisation
Nel dicembre 2020, grazie alla European Cultural Foundation, gli incontri spontanei e informali attivati su scala globale hanno potuto formalizzarsi in un progetto dedicato, che abbiamo deciso di chiamare HYPERUNIONISATION.
HYPERUNIONISATION è una piattaforma internazionale dedicata alla promozione di una rete transnazionale di gruppi informali, istituzioni e organizzazioni che si occupano dei diritti dellɜ lavoratorɜ della cultura in Europa e nel mondo. L'obiettivo è creare dialogo e reciproco sostegno tra questi enti, implementando pratiche di solidarietà efficaci per chiunque si trovi ad averne bisogno.
Il progetto vuole attivare un processo di apprendimento comune per analizzare e condividere strumenti di natura etica, politica e giuridica, che possano aiutare lɜ lavoratorɜ della cultura a sopravvivere nella crisi contemporanea e nel lungo periodo. Le organizzazioni incontrate fino ad ora sono state invitate a far parte degli HYPERMATES, una lista in continua evoluzione delle organizzazioni che operano in difesa dei diritti dellɜ lavoratorɜ della cultura, con l’ambizione di diventare un network.
L’altro obiettivo fondamentale di HYPERUNIONISATION è stato invitare tali organizzazioni a confrontarsi sia tra loro, sia con accademicɜ, espertɜ legali e altre istituzioni, per condividere urgenze ed esperienze, e per mettere a punto strategie efficaci atte a perseguire obiettivi comuni su scala continentale. Il dialogo è iniziato con tre tavole rotonde intitolate "HOW TO", dedicate alla riflessione su uno specifico tema o strumento, per far emergere casi studio positivi potenzialmente implementabili in paesi e contesti diversi.
Tre tavole rotonde per gettare le basi continentali
La prima tavola rotonda, HOW TO STRIKE / COME SCIOPERARE ha indagato la genealogia generale del lavoro nell’attuale mondo medializzato, condividendo le tattiche di auto-organizzazione e le strategie di legittimazione tipiche di diverse categorie di lavoratorɜ.
Di fronte alla flessibilità, alla "piattaformizzazione", alla parcellizzazione delle relazioni interpersonali che hanno ridefinito il lavoro contemporaneo, l'arte e lɜ lavoratorɜ che operano in questo campo si pongono come osservatorɜ interessatɜ, cercando di capire quale ruolo attivo possano svolgere nel panorama più ampio dei movimenti sociali. La tavola rotonda ha messo in dialogo le esperienze di legittimazione dei gig-workers con i tentativi di organizzazione e protesta in campo artistico. Muovendo da un punto di vista intersezionale e dalle proteste dellɜ rider a livello internazionale, la tavola rotonda si proponeva di creare una comunità trasversale fondata sul dialogo e sulla condivisione di strumenti di protesta e di lotta.
La tavola rotonda HOW TO INSTITUTE / COME ISTITUIRE si è concentrata sulla creazione di nuove istituzioni come strategia per dare centralità a valori non adeguatamente considerati dai canoni e dalle narrative dominanti, e come tattica per promuovere forme alternative di accesso e integrazione in strutture già esistenti. Tenendo presente narrazioni storiche plurali, forme di educazione alternative e il ruolo di mediazione dell’attivismo all’interno delle istituzioni culturali, la conversazione è stata un’occasione per riflettere sul gatekeeping geopolitico e su conversazioni transnazionali radicate nelle realtà locali. Come si possono costruire i modelli e le strutture di base per il cambiamento che vogliamo vedere? Come si può ricalibrare il valore attribuito allɜ operatorɜ culturali e alle comunità emarginate attraverso forme di institution building? Quali sono i limiti del processo di infiltrazione nelle istituzioni al fine di promuovere un cambiamento radicale dal loro interno?
La terza tavola rotonda, HOW TO GET PAID / COME FARSI PAGARE, è stata incentrata sulla condivisione di strumenti collettivi in grado di garantire il giusto compenso per il lavoro artistico, materiale e immateriale. La conversazione si è concentrata sui modelli correntemente in uso in ambito europeo ed extra-europeo, nonché sulle strategie traducibili e applicabili nel sistema italiano. La discussione sul modo di progettare sistemi di remunerazione adeguati, assicurarne l’implementazione presso enti pubblici e privati e soddisfare i diversificati bisogni dellɜ lavoratorɜ dell’arte è stato un modo per problematizzare gli strumenti che AWI sta attualmente sviluppando, tra cui tabelle remunerative e modelli contrattuali da mettere a disposizione di lavoratorɜ e istituzioni su tutto il territorio nazionale.
Apertura a un dialogo internazionale
L’esperienza di HYPERUNIONISATION è stata fondamentale per spingerci oltre un discorso puramente nazionale, che comunque continua a ricoprire una parte importantissima del lavoro di AWI.
Il progetto ha favorito l’apertura di dialoghi a livello internazionale e ha solidificato rapporti di scambio, solidarietà e supporto con le diverse istituzioni che si occupano di lavoro precario nell’arte, soprattutto sul territorio europeo.
Le conversazioni iniziate con HYPERUNIONISATION sono poi proseguite nei mesi successivi in diverse altre sedi formali e informali, e si sono istituzionalizzate nella partecipazione a Voices of Culture, una piattaforma che unisce i rappresentanti del settore culturale della società civile in Europa per fornire input alla Commissione europea su una serie di argomenti fondamentali a promuovere buone pratiche nel settore a livello transnazionale.
AWI - Art Workers Italia (f. 2020) è la prima organizzazione in Italia nata con l'obiettivo di dare voce allɜ lavoratorɜ dell'arte contemporanea. AWI è un'associazione auto-organizzata, autonoma e apartitica che collabora con espertɜ per costruire strumenti etici, contrattuali e legali a tutela dellɜ art workers. AWI opera in coordinamento con altre iniziative in Italia e all'estero, e in solidarietà con tuttɜ lɜ lavoratorɜ precariɜ, per riformare il settore e renderlo più inclusivo, sostenibile e trasparente. AWI agisce per il riconoscimento del lavoro e della sua regolamentazione, la ridistribuzione delle risorse e l'eliminazione di ogni forma di sfruttamento.